E' calato il consumo dei cibi più cari e regge la dieta Mediterranea Crisi economica ha ridotto disuguaglianze nell'alimentazione Calato consumo cibi più cari e carni rosse, e aumentato legumi La crisi economica non ha avuto solo un impatto negativo sull'alimentazione. Anzi. In alcuni casi il dover ridurre il consumo…
Molte sono le persone che decidono di inventarsi un nuovo lavoro e avviare un’attività in proprio, attività che possa nel tempo espandersi e diventare una realtà forte, in grado di creare ricchezza per se stessi e per l’economia nazionale. Il primo passo da compiere in questo percorso è l’apertura della Partita IVA.
Tecnicamente la Partita IVA determina un lavoratore autonomo o ditta individuale, al quale viene riconosciuto un codice di 11 cifre preceduto dalla sigla della nazione di appartenenza. Per aprire la Partita IVA è necessario rivolgersi all’Agenzia delle Entrate e compilare il modulo specifico, oppure tramite la Comunicazione Unica (ComUnica), che permette di agevolare tutti gli adempimenti dei contribuenti.
Partita IVA per lavoratori autonomi e ditte individuali
Una Partita IVA può essere aperta da una ditta individuale o da un lavoratore autonomo. Per quanto riguarda le ditte individuali – all’interno delle quali si trovano attività come artigiani e commercianti – queste hanno l‘obbligo di iscrizione al Registro delle Imprese. I lavoratori autonomi, invece, non hanno questo obbligo e si possono iscrivere agli specifici Ordini Professionali o svolgere attività di consulenza senza l’appartenenza a nessun Ordine.
Per l’apertura della Partita IVA le due categorie sopra descritte devono fare riferimento a due differenti tipologie di Modello:
• Modello Apertura Partita IVA AA9 per i lavoratori autonomi;
• Modello Apertura Partita IVA AA7 per le ditte individuali.
Quali sono i costi per aprire la Partita IVA
Aprire una Partita IVA non prevede di per sé nessun costo: i costi possono riferirsi ad una fase di mantenimento successiva all’avviamento.
Ad esempio un costo eventuale potrebbe riguardare la consulenza di un professionista – nella fattispecie un commercialista – che si occuperà di seguire tutte le pratiche di apertura della posizione fiscale. La spesa relativa ad un dottore commercialista non è stabile e calcolabile in maniera precisa: l’onorario segue un tariffario che però può variare da professionista a professionista e da paese a paese. Ad ogni modo, se non si vuole sostenere questa spesa è possibile aprire la Partita IVA in maniera indipendente, riconoscendo il proprio codice attività Ateco – che classifica tutte le attività economiche – e compilando il relativo Modello Apertura Partita IVA da far pervenire all’Agenzia delle Entrate.
La spesa più importante – come già anticipato – è quella relativa a tutta la gestione della Partita IVA che varia da attività ad attività. Tra le variabili intervenienti che determineranno i costi di gestione troviamo:
• Quantità del volume di affari;
• Eventualità di lavoro con paesi esteri;
• Regime fiscale al quale si appartiene;
• Particolari regimi speciali IVA.
Inoltre, si devono gestire anche gli aspetti previdenziali, che si dividono in:
• Iscrizione all’INPS per le ditte individuali (aliquota del 22,65%):
• Iscrizione alla relativa cassa previdenziale di riferimento dell’Ordine Professionale.
Infine relativamente ai costi, bisogna considerare gli aspetti fiscali, ossia IRPEF e IRAP, che vengono calcolati in base al reddito dichiarato, e sono circa il 35% del netto fatturato di una ditta individuale o di un lavoratore autonomo.
Si capisce chiaramente come in una fase successiva all’apertura della Partita IVA sia necessario richiedere la consulenza di un commercialista, che gestisca tutti i conti e faccia dormire sonni tranquilli ai neo imprenditori.
Fonte: https://mestiereimpresa.bnl.it/roller/MI/entry/aprire_la_partita_iva_le